La Commissione Affari Sociali della Camera, come anticipato da Vita.it, ha licenziato, ieri 18 marzo, l’intero testo della riforma del Terzo Settore.
Eccone i punti salienti:
Codice civile. «Il testo rispetto alla generalità degli enti del Libro primo del codice civile definisce finalmente il perimetro degli enti del Terzo settore superando il regime concesso».
Codice del Terzo settore. «Finalmente al posto di 25 normative diverse avremo un Codice unico per gli enti non profit».
Registro unico. «La norma dà forma al Registro unico del Terzo settore, che sarà tenuto presso il ministero del Welfare».
Il Consiglio permamente degli enti. «L’attività di vigilanza, indirizzo e monitoraggio un tempo in campo all’Agenzia per il Terzo settore rimarrà di competenza del ministero del Lavoro, che però sarà affiancato da una sorta di Consiglio permanente del Terzo settore”.
I Csv. «La loro funzione viene riformulata e allargata a tutti gli enti non profit, quindi non più limitata al volontariato. Avranno però anche un ruolo simile a quello delle centrali per le cooperative a livello di vigilanza. È importante poi che dedichino una specifica attenzione alle realtà più piccole, non dimentichiamo che i 2/3 del soggetti non profit hanno bilanci sotto i 30mila euro».
Impresa sociale. «L’impianto rimane quello iniziale. Due le novità più importanti. Da una parte ci si allinea anche a livello lessicale alle indicazioni dell’Unione europea, dall’altro, rispetto alla remunerazione del capitale, prende come modello le cooperative a mutualità prevalente, ma prevede condizioni differenziabili anche in base alla forma giuridica adottata dall’impresa».
Ecco il testo per esteso del DDL: Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale.
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