La Cooperativa Sociale Arcobaleno nasce nel 1986 grazie alla volontà e all’impegno di un gruppo di socie fondatrici con professionalità nel settore dell’animazione e nel settore educativo, desiderose di dare organicità agli interventi socio-educativi locali. Arcobaleno è stata una tra le prime realtà dell’area delle Colline Metallifere e della zona Grossetana a progettare e svolgere servizi rivolti alla persona nelle aree disabilità, salute mentale, infanzia e adolescenza, anziani, situazioni di fragilità: questo impegno continua tutt’oggi. Appena abbiamo visto il progetto Connessioni di Palazzo Strozzi siamo state molto felici di vedere che una grande e importante istituzione museale della nostra Regione aveva avuto la sensibilità di realizzare una tale iniziativa e ovviamente cercavamo la modalità per potervi partecipare….ed ecco arrivare la newsletter di Siamosolidali con la pubblicazione del bando per vincere alcuni biglietti per la mostra di Ai Weiwei con la visita organizzata dalle educatrici di Palazzo Strozzi: l’entusiasmo si è diffuso nell’aria invogliandoci a compilare subito la nostra candidatura.
Il focus centrale dell’iniziativa “Arte oltre i confini”, che si inserisce all’interno del progetto Connessioni, è promuovere percorsi di accessibilità all’arte per fasce fragili e per questo abbiamo pensato di partecipare con il progetto di Teatro Fisico “Il giardino che vorrei” che realizziamo con un gruppo di persone che frequentano le attività pomeridiane della Cooperativa Arcobaleno in collaborazione con l’Associazione culturale Gattopicchio e il Comune di Follonica. Il laboratorio è condotto da Laura Scudella (inizia i suoi studi di danza classica e contemporanea dopo cinque anni di ginnastica artistica, lavorando con maestri nazionali ed internazionali e amplia la sua formazione studiando Contact Improvisation e Physical Theatre) che prevede l’uso del corpo come un linguaggio espressivo, sociale e creativo: i movimenti, i gesti e le azioni divengono traduzioni di sensazioni per un’esplorazione di se stessi e dello spazio. “Il giardino che vorrei” è un progetto che prevede l’incontro tra persone, inevitabilmente diverse tra loro, perché ognuno di noi è unico, senza aspettative, senza giudizi, ma con la voglia di mettersi in ascolto tra “giardini diversi”, pur rimanendo fedeli al proprio e arricchirlo con nuovi fiori, piante o modalità che abbiano in sé cura, rispetto e qualità. Quando abbiamo saputo di aver vinto il bando l’incredulità si è confusa con la grande felicità di riuscire a far vivere un’esperienza artistica, un percorso sul valore educativo dell’arte e sul ruolo che essa può ricoprire nello sviluppo della sfera emotiva, a coloro che non hanno mai o quasi mai possibilità di accedere a queste attività molto lontane culturalmente e territorialmente. L’esposizione di Ai Weiwei a Palazzo Strozzi è molto adatta a questo tipo di esperienze perchè propone un percorso tra installazioni monumentali, sculture e oggetti, video e serie fotografiche dal forte impatto simbolico, permettendo una totale immersione nel mondo artistico dell’artista. Questa è stata un’esperienza meravigliosa nel suo complesso: dal viaggio in treno, al pranzo presso il ristorante del museo, al bellissimo incontro di presentazione con l’educatrice di Palazzo Strozzi, Irene, con la quale abbiamo realizzato il “nostro fiore” di ceramica: ogni petalo è stato creato dalla stretta di mano di ognuno di noi. Un nuovo fiore dunque da inserire nel nostro “giardino che vorrei”.
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